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Stralci dal Cammino ... in Bangladesh ....

AL GRANDE EZIO

amico carissimo e compagno di avventura,
ti ho seguito giorno dopo giorno, sia con il pensiero che con il cuore e sicuramente ti sarai accorto della mia vicinanza.
T'immagino in questa nuova esperienza e chissà quante cose ci dovrai raccontare......... Un po' t'invidio perché mi fai tornare alla mente le mie due esperienze africane, ma capisco anche la tua sofferenza e il tuo disagio di fronte a tanta povertà: è come un pugno ben assestato allo stomaco che lascia senza fiato. Quando vedi e tocchi con mano, non si può più camminare come si camminava prima, non si può più far finta di niente. Per me è stato così.
Ti abbraccio,
Biagio
 
Re: AL GRANDE EZIO

BIAGIO ha scritto:
Un po' t'invidio perché mi fai tornare alla mente le mie due esperienze africane, ma capisco anche la tua sofferenza e il tuo disagio di fronte a tanta povertà: è come un pugno ben assestato allo stomaco che lascia senza fiato. Quando vedi e tocchi con mano, non si può più camminare come si camminava prima, non si può più far finta di niente. Per me è stato così.
Ti abbraccio,
Biagio

Pensieri e parole che vivo e comprendo ....... ritornando al mio ricordo in Africa in Zambia e in Brasile ....
Dany
 
13 marzo 2010.
Per capire .... 160.000.000 di persone vivono in una superficie grande come il centro-nord Italia, il clima e’ sub-tropicale con una umidita’ che a dicembre parte con il 35% e a luglio arriva al 99%. Nel periodo estivo arrivano i monsoni, piove continuamente per mesi interi e se arriva il ciclone tutto viene spazzato via, come nei villaggi dei munda dove c’e’ la missione di padre Luigi a pochi km da Shatkira. Il ciclone Aila in una notte ha spazzato via tutto e 500 munda sono morti.
Non ci sono risorse economiche, solo risaie e juta grezza. Si vive alla giornata. Nelle strade polverose, giorno e notte centinaia di persone, scalzi, seminudi, camminano continuamente, un continuo esodo, sembrano zombi, ancora non ho capito dove vanno.
Questo paese, ultimo del pianeta terra, si chiama Bangladesh.
La famiglia e’ formata da tanti figli. Molte donne partoriscono anche 10 figli e piu’ e a 40 anni sono vecchie. Se si partorisce un disabile viene abbandonato o servira’ per mendicare. E’ alta la percentuale dei disabili, soprattutto per mancanza di levatrici, cioe’ per l’incapacita’ a farli nascere. La disgrazia piu’ grande e’ quando nasce femmina. Il padre non la vuole nemmeno vedere e la madre gira la testa dall’altra parte. Questa sara’ un peso per la famiglia, si dovra’ sposare, farle la dote che sara’ a richiesta dal futuro marito: capre, mucche, oro ecc. Molti genitori per ovviare a questa disgrazia le vendono giovanissime, a 11, 13 anni.
Minot, 12 anni, qui alla Rishilpi frequentava la quinta elementare, e’ stata venduta dal padre e sposata a un vecchio di un vicino villaggio. Lei presa dalla disperazione ha inghiottito un barattolo di veleno per topi. E’ morta.
Jasmin frequentava il secondo anno delle superiori, 16 anni, si era innamorata, corrisposta, di un coetaneo, ma i genitori l’avevano gia’ destinata. Jasmin non accettava l’idea di essere venduta. Un mattino, Laura, dalla propria finestra vede persone che si agitano sotto un albero. Corre a vedere, Jasmin si e’ impiccata nel grande albero di mango. Laura tenta di rianimarla, inutile, ormai e’ morta. Dalla sua tasca spunta un foglietto. Jasmin prima di impiccarsi ha scritto: “Nessuno e’ responsabile della mia morte. E’ l’unico atto libero che ho fatto nella mia vita”.
Dal Bangladesh..... senza parole.....
Ezio
 
Stare con gli ultimi significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita. Prendere la polvere sollevata dai loro passi. Guardare le cose dalla loro parte. (Tonino Bello)
dura realtà ezio, ma credo che molto vera sia questa affermazione di Tonino Bello)
un :abbraccio:
Dany betto e very
 
16 marzo 2010.
Ci sarebbero tante storie da raccontare, ormai sono 40 giorni che sono in Bangladesh, a fine settimana riprendo il cammino di casa. Nel congedarmi vi ringrazio per avermi ascoltato (ci vedremo a Badia), vorrei chiudere questo post con uno scritto di Laura:

“Il Bangladesh e’ un paese segnato da grandi poverta’; la poverta’ economica, quella sanitaria, quella culturale, quella sociale data dalla disgregazione delle famiglie, quella religiosa, data dalla mancanza di dialogo tra le grandi religioni.
Quindi che fare? Costruire un impero piu’ forte di quello dei ricchi che opprimono l’80% dei poveri? No.... Noi della Rishilpi abbiamo fatto la scelta della famiglia, tentando di realizzare una piccola famiglia sociale che e’ diventata una “grande” famiglia, con tanti genitori, figli.....
Abbiamo scelto di coinvolgere i genitori disoccupati, non in grado di provvedere ai loro figli. Abbiamo scelto i malati, abbiamo scelto gli handicappati, insegnando loro ad usare le mani per lavorare se non avevano le gambe, ad usare la testa se erano paralizzati e cosi’ via. Per la famiglia di Rishilpi abbiamo privilegiato i frammenti di famiglie tagliati fuori dal nucleo di origine. Qui tutti loro hanno avuto l’opportunita’ di ricominciare assieme. A chi non avrebbe mai potuto sognare di andare a scuola, questa famiglia ha offerto un’istruzione per un futuro diverso.
Questa famiglia ha figlie e figli di caste e religioni diverse, per imparare che in famiglia le differenze di ciascuno non possono dividere. Qui, gli adulti devono poter lavorare, i malati devono avere cure sufficienti, i bambini devono poter andare a scuola, gli handicappati devono aver accesso a scuola e al lavoro come tutti gli altri. E tutti devono avere tanti fratelli e sorelle che possono prestare loro le gambe e le braccia ed essere disponibili a dare il sangue e, se e’ necessario, una parte del loro cuore.
Si tratta di un’utopia, con l’impressione che sia gia’ un fatto, un sogno realizzato, anche se non ancora finito”.


Questa e’ la realta’ della Rishilpi.
Uggiol, dalla sua sedia a rotelle: “Vuoi rimanere qui o tornare a casa?”, “qui”, “perche?”, “Perche’ mi mandate a scuola e mi volete bene!!”
Pinocchio ha 13 anni, vuole i pantaloni lunghi e anche la camicia. “Ma perche’?” domandiamo, fa caldo, “No, io sento sempre freddo!”, In realta’ vuol nascondere i suoi arti rattrapiti. “Pinocchio, vuoi tornare a casa dai tuoi genitori?”, “No, perche’ loro, non mi amano!!”.
Kamona, nata disabile, non cammina, e’ stata abbandonata appena nata. Alla Rishilpi, ha studiato e’ lavora. Ora e’ sposata e ha una bimba di quattro mesi. Tutte le mattine con la sua sedia a rotelle porta la bimba all’asilo della Rishilpi. Mi ha detto: “Ora anche mio marito lavora, sono felice!”.
Questa e’ la realta’ della Rishilpi. Quando sono arrivato avevo la mente in subbuglio, ora mi sembra di capire, il cammino e’ ancora lungo. Domani (magari a Badia) parleremo ancora. Vi raccontero’ di .....
Dal Bangladesh, soffermiamoci un attimo a pensare.
Ezio
 
Grazie Ezio per tutto quello che hai fatto anche per noi. Sei un uomo concreto, dolce, accogliente che non perde tempo in chiacchiere; tu sei uomo d'azione, un vero apostolo di Cristo. Grazie a nome di tutto il gruppo urbaniese
in cammino........Siamo tutti ansiosi di ascoltare i tuoi racconti....
Biagio
 
Ciao Ezio, ho provato a scriverti ,non ho trovato riscontro, capirò meglio con Biagio dove sta il mio errore.
Un forte abbraccio e arrivederci presto, i pellegrini di Urbania ti aspettano per sapere della tua nuova avventura.
Ciao Tarcisio :Ciao:
 
Nel programma Le Iene hanno appena trasmesso un servizio sul Bangladesh.
Parlava di bambini che raccolgono la plastica in mezzo alla spazzatura e si litigano un tappo di dentifricio, una lampadina, una bottiglia per poter mangiare.
Sono vittime di usurai che dopo avergli concesso un prestito li rendono schiavi.
Che tristezza....e noi che in Italia litighiamo perchè nessuno vuole tenersi in casa i propri rifiuti.
Ezio...dici cosa possiamo fare per aiutarli!
:abbraccio:
 
Visto anche io il servizio poco fa e mi si stringe il cuore. Già, cosa possiamo fare? Bambini che raccolgono la spazzatura, trasformati in schiavi per pagare debiti accumulati per mangiare, 1 euro alla volta raggiungono debiti enormi con strozzini.
Pensare che un bambino litigava con un uomo che ha raccolto dalla spazzatura una lampadina che vale quanto un sacco intero di plastica! E la lampadina spettava a quel bambino.
Come non pensare che i racconti di Ezio non sono un film ma una realtà tragica. Graffiano il cuore visti in televisione, figuriamoci viverli da vicino.
Ho preso nota della mail del prete italiano che si occura dei bambini "tokai", i bambini che raccolgono plastica, carta e scarpe vecchie. Eccola: tokai.toba@gmail.com
Forse mettendosi in contatto con il prete (non ricordo il nome purtroppo!), qualcosa da fare può saltar fuori. Ezio, che ne pensi? Sai qualcosa di quel prete, un uomo con la barba folta e una gran massa di capelli brizzolati?
 
Carissime Romina e Sardina, tramite il link che Romina ha postato ho visto il servizio andato in onda. Ebbene, non sono rimasto sconcertato, perché sono già sconvolto. Sono rientrato dal Bangla da poco tempo e ancora non mi sono abituato alla nostra civilizzata vita. Durante il giorno il mio pensiero è sempre rivolto a quei poveri disgraziati e la notte non riesco a dormire, capisco che dai noi è una realtà diversa e in questo contesto devo vivere, ma credetimi è dura.
Conosco perfettamente la situazione, ho conosciuto bimbi che raccolgono di tutto. Ho foto di bimbi di circa 8-10 anni che raccolgono nelle discariche bottiglie, vetri e questi bimbi sono scalzi. Ho la foto di un bimbo che il mattino presto viene nella missione a raccogliere le foglie cadute dagli alberi, poi essiccate sono vendute, servono per accendere il fuoco. Ho la foto di una bimba di circa 12 anni comprata, fatta partorire e poi abbandonata, ora lavora nella fabbrica dei mattoni con il figlioletto accanto. Ho la foto di chi raccoglie anche i piccoli sassi, perché nel Bangladesh non ci sono pietre, solo terra. Ho la foto di un disabile che striscia nella polvere davanti alla sua capanna e una bimba di pochi anni, forse 4 o 5, che gli porge il bicchiere sulla bocca per dargli da bere. E’ crudele ma ho anche la foto di un bimbo abbandonato, sdraiato, sul ciglio della strada, non dorme, è morto. Ho chiesto: “come mai?” “Sarà morto per fame!!”, mi è stato risposto.
I bimbi del filmato, se può consolare, almeno, forse, mangiano, anche se non è vita. Ma che dire di Ontu, Shubo e altri destinati al traffico d’organi, che dire di Kamona, handiccapata e gettata fra i rifiuti?
Sardina, non conosco il prete che tu citi. Ne conosco altri, abbandonati da tutti, poi ve ne parlerò. Conosco padre Luigi che opera con i “munda”, una tribù al limite della foresta, poverissima. Padre GIACOMO che ultimamente ci ha portato Uggiol, di 15 anni, caduto da un albero e paralizzato, abbandonato da due anni dai genitori, ora è stato adottato dai miei amici. Padre Renato che opera con i “zingari”, cioè gli ultimi degli ultimi. Padre Renato, spesse volte non ha vino ne pane per celebrare, allora alla sua destra mette un ubriaco (questo è il vino) alla sua sinistra un mendicante (questo è il pane).
Ho tante storie, alcune anche belle da raccontare e se vorrete a Badia sono con voi.
Nei miei 40 giorni, ho vissuto realtà tremende, forti, che lasciano il segno, ma ho visto anche la gioia dei genitori dei miei adottati. Alcuni, mi baciavano i piedi, volevano diventare miei schiavi (figuriamoci!!), altri piangendo mi abbracciavano, e quando andavo via, il loro sguardo era di paura e mi supplicavano: “non partire, non partire!!”
Romina chiede cosa fare per aiutarli.
L’organizzazione-missione che rappresento si chiama Rishilpi, opera tra i poveri del Bangladesh da 35 anni, e ha sperimentato diversi sistemi per aiutarli. Quello che da maggior risultato è istruirli, poi insegnarli anche un lavoro.
Mantenere, adottare un bimbo costa, al mese, meno di 3 pacchetti di sigarette e si potrà dire: “Ho fatto qualcosa!!” Inoltre io, personalmente, andrò nei villaggi, vado a trovarli, faccio i video, foto, parlo con loro e sono testimone dei progressi.
Io sono uno dei tanti promotori della Rishilpi. Il mio compito è divulgare, fare adozioni e altro, in modo che questi bimbi abbiano un pasto, un aiuto se si ammalano e tutto quello che serve per una vita un pochino dignitosa e soprattutto un’istruzione, perché solo con questa si sfugge alla miseria psicologica e terrena.
Sono andato nei villaggi, per conoscere le varie realtà, sono andato a trovare gli adottati dei miei amici e credetemi, adottare un bimbo è toglierlo dalla miseria, dai soprusi, toglierlo dal lavoro di mendicante e dargli un’istruzione, una dignitosa esistenza, cioè lo scopo che si è prefissato la mia organizzazione: “Progetto uomo”, ovvero aiuto ai poveri, diseredati, disabili e ammalati senza distinzione di religione. Nell’handicap, nella malattia e nella povertà siamo tutti fratelli.
Grazie amiche pellegrine, se volete, sarò contento di condividere la rinascita di altri bimbi.
Un abbraccio Ezio (t. 3315614160).
Ps. In Bangla, ho conosciuto Luca di Pinerolo e Adriano, anche loro pellegrini a Santiago. Non è forse un segno?
 
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