Carissime Romina e Sardina, tramite il link che Romina ha postato ho visto il servizio andato in onda. Ebbene, non sono rimasto sconcertato, perché sono già sconvolto. Sono rientrato dal Bangla da poco tempo e ancora non mi sono abituato alla nostra civilizzata vita. Durante il giorno il mio pensiero è sempre rivolto a quei poveri disgraziati e la notte non riesco a dormire, capisco che dai noi è una realtà diversa e in questo contesto devo vivere, ma credetimi è dura.
Conosco perfettamente la situazione, ho conosciuto bimbi che raccolgono di tutto. Ho foto di bimbi di circa 8-10 anni che raccolgono nelle discariche bottiglie, vetri e questi bimbi sono scalzi. Ho la foto di un bimbo che il mattino presto viene nella missione a raccogliere le foglie cadute dagli alberi, poi essiccate sono vendute, servono per accendere il fuoco. Ho la foto di una bimba di circa 12 anni comprata, fatta partorire e poi abbandonata, ora lavora nella fabbrica dei mattoni con il figlioletto accanto. Ho la foto di chi raccoglie anche i piccoli sassi, perché nel Bangladesh non ci sono pietre, solo terra. Ho la foto di un disabile che striscia nella polvere davanti alla sua capanna e una bimba di pochi anni, forse 4 o 5, che gli porge il bicchiere sulla bocca per dargli da bere. E’ crudele ma ho anche la foto di un bimbo abbandonato, sdraiato, sul ciglio della strada, non dorme, è morto. Ho chiesto: “come mai?” “Sarà morto per fame!!”, mi è stato risposto.
I bimbi del filmato, se può consolare, almeno, forse, mangiano, anche se non è vita. Ma che dire di Ontu, Shubo e altri destinati al traffico d’organi, che dire di Kamona, handiccapata e gettata fra i rifiuti?
Sardina, non conosco il prete che tu citi. Ne conosco altri, abbandonati da tutti, poi ve ne parlerò. Conosco padre Luigi che opera con i “munda”, una tribù al limite della foresta, poverissima. Padre GIACOMO che ultimamente ci ha portato Uggiol, di 15 anni, caduto da un albero e paralizzato, abbandonato da due anni dai genitori, ora è stato adottato dai miei amici. Padre Renato che opera con i “zingari”, cioè gli ultimi degli ultimi. Padre Renato, spesse volte non ha vino ne pane per celebrare, allora alla sua destra mette un ubriaco (questo è il vino) alla sua sinistra un mendicante (questo è il pane).
Ho tante storie, alcune anche belle da raccontare e se vorrete a Badia sono con voi.
Nei miei 40 giorni, ho vissuto realtà tremende, forti, che lasciano il segno, ma ho visto anche la gioia dei genitori dei miei adottati. Alcuni, mi baciavano i piedi, volevano diventare miei schiavi (figuriamoci!!), altri piangendo mi abbracciavano, e quando andavo via, il loro sguardo era di paura e mi supplicavano: “non partire, non partire!!”
Romina chiede cosa fare per aiutarli.
L’organizzazione-missione che rappresento si chiama Rishilpi, opera tra i poveri del Bangladesh da 35 anni, e ha sperimentato diversi sistemi per aiutarli. Quello che da maggior risultato è istruirli, poi insegnarli anche un lavoro.
Mantenere, adottare un bimbo costa, al mese, meno di 3 pacchetti di sigarette e si potrà dire: “Ho fatto qualcosa!!” Inoltre io, personalmente, andrò nei villaggi, vado a trovarli, faccio i video, foto, parlo con loro e sono testimone dei progressi.
Io sono uno dei tanti promotori della Rishilpi. Il mio compito è divulgare, fare adozioni e altro, in modo che questi bimbi abbiano un pasto, un aiuto se si ammalano e tutto quello che serve per una vita un pochino dignitosa e soprattutto un’istruzione, perché solo con questa si sfugge alla miseria psicologica e terrena.
Sono andato nei villaggi, per conoscere le varie realtà, sono andato a trovare gli adottati dei miei amici e credetemi, adottare un bimbo è toglierlo dalla miseria, dai soprusi, toglierlo dal lavoro di mendicante e dargli un’istruzione, una dignitosa esistenza, cioè lo scopo che si è prefissato la mia organizzazione: “Progetto uomo”, ovvero aiuto ai poveri, diseredati, disabili e ammalati senza distinzione di religione. Nell’handicap, nella malattia e nella povertà siamo tutti fratelli.
Grazie amiche pellegrine, se volete, sarò contento di condividere la rinascita di altri bimbi.
Un abbraccio Ezio (t. 3315614160).
Ps. In Bangla, ho conosciuto Luca di Pinerolo e Adriano, anche loro pellegrini a Santiago. Non è forse un segno?