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Diario Novara - Lourdes - Santiago [Diario da Novara a Le Puy]

Sabato 17 Ottobre, Vic en Bigorre – Lourdes 41 km

L’arietta fresca di ieri sera ha lasciato uno consistente strato di brina e quando lascio l’hotel il termometro in piazza indica un grado, sono le 7,15 non c’è in giro quasi nessuno, lascio Vic en Bigorre e subito mi infilo in una stradina bianca che mi porta verso sud, anche per questo inizio di giornata seguirò un percorso alternativo a quello ufficiale per avvicinarmi alla meta.
Rapidamente, via via che avanzo, le montagne che ieri sera sembravano lontanissime si avvicinano diventando sempre più grandi, non sono più un profilo scuro in lontananza, il sole le illumina rendendone visibili i particolari.
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i Pireni si avvicinano
Una decina di chilometri e sono a Siarrouy seguono poi Lagarde e Oursbelille, più che villaggi veri e propri sono agglomerati di case sparpagliate senza ordine, buttate li nel corso dei secoli. Da questo punto seguendo la D93 semideserta mi dirigo verso Ibos , siamo ancora in pianura e riesco facilmente ad individuare la meta già a chilometri di distanza grazie alla dimensioni della collegiale di Saint Laurent, che domina tutto il villaggio, possente esempio di cattedrale gotica nei secoli ampliata e ristrutturata. Sono a metà tappa, faccio pausa sul piazza dove si affacciano municipio e chiesa, purtroppo chiusa, i tetti delle case si siano fatti alti e spioventi, le montagne sono sempre più vicine.
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Ibos, Saint Lurent
La mia guida mi porta alla ricerca del GR 101, che da qua in avanti mi porterà sino a Lourdes, abbandono la pianura, mi arrampico su di una collina e da li attraversando boschi o comunque costeggiandoli proseguo verso sud, gli appezzamenti si riducono di dimensioni ed il mais viene sostituito dai prati, scorrono lenti, ma molto piacevoli, una quindicina di chilometri nella campagna soleggiata e deserta, ci sono solo io.
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GR 101
Sfioro l’abitato di Bartrès ed inizia la discesa e di colpo dopo una curva eccola, Lourdes, o meglio prima appare il campanile della Basilica e poi poco alla volta tutto il resto, attraverso su di un ponte pedonale le Gave de Pau e sono davanti alla grotta, è la prima volta per mè a Lourdes, è difficile spiegare l’emozione di essere qua, finalmente dopo tanto averla desiderata sono arrivato a quella che è sempre stata una meta di questo cammino.
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finalmente.....
Devo aver perso la cognizione sia del tempo che del luogo ma arriva anche il momento di cercare al di là del fiume l’Accueil Jacquaire “La Ruche”, davvero strano come cambi l’atmosfera tra le due sponde , il sacro ed il profano divise da un corso d’acqua, di qua la fede di la il merchandising, finalmente oltre ad un posto per la notte ed ad un ospitalità sincera trovo pellegrini con cui condividere tutto questo.
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La basilica vista da La Ruche
Riesco a partecipare sia al rosario che alla processione, quest’ultima in compagnia di un pellegrino canadese, facendo un po’ di avanti e indietro tra l’accueil e la Basilica, durante la cena i racconti dei pellegrini in transito sul GR 78, la voie du piémont, si alternano con le spiegazioni del gestore su Lourdes e sul cammino, un po’ triste sapere che il transito dei pellegrini stia diventando così economicamente interessante da spingere alla decisione di porre il numero limite di 15 pellegrini ospitabili senza avere la qualifica, e quindi la tassazione, di Gite o Hotel.
Non posso non ricordare la processione notturna, ma davvero non conosco le parole che potrebbero descriverla adeguatamente per le emozioni e la fede percepita, ogni dubbio sulla scelta di passare a fare un saluto alla Signora di Lourdes è svanito, mai fatto scelta migliore.
Domani si riparte, ma non verso Ovest verso il passo del Samport, domani si va a Sud.
 

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Domenica 18 Ottobre, Lourdes – Cauterets

Oggi è la pioggia a darmi il buongiorno, è piovuto tutta la notte e Lourdes si sveglia sotto ad una cappa grigia che non promette nulla di buono, saluto per l’ennesima volta il gruppo con il quale ho condiviso la serata, loro vanno verso il Samport, io mi regalo ancora un giro sino alla grotta e poi mi dirigo verso sud, per raggiungere la voie verte des Gaves, una pista pedonale/ciclabile realizzata sul tracciato della ferrovia, ormai dismessa, che collegava Lourdes a Pierrefitte Nestalas. Mi muovo lungo il fiume in una valle non troppo ampia circondata da colline che lentamente si alzano sempre più senza mai strappare, il percorso è pianeggiante e anche se piove ancora ogni tanto incontro qualcuno che corre o che pedala.

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Voie Verte des Gaves
La ferrovia attraversava le Gave de Pau per poi proseguire sul lato opposto sino a sfiorare Argelès-Gazost e la vecchia stazione. Proseguo, mentre la pioggia decide di fermarsi qui, in lontananza le cime sono accerchiate dalle nuvole grigie ma il sole inizia a farsi vedere, sulla sinistra la chiesa di Saint Savin domina il fondo valle quando ormai mancano un paio di chilometri a Pierrefitte Nestalas.

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Saint Savin
Arrivi in stazione per le 13 circa, dopo circa 19 chilometri, di fronte si affaccia un hotel/ristorante dotato di un confortevole gazebo, ideale per la pausa, in giro non si vede anima viva, a pensarci bene c’era più movimento quando pioveva, dopo aver mangiato ed essermi riposato attraverso tutto il villaggio per raggiungere un’altra ferrovia, anzi ad essere precisi una tramvia, riconvertita anch'essa in via verde, la vocazione turistico termale della valle aveva favorito lo sviluppo di una rete ferroviaria sin dalla fine del 1800, il recente passato ha visto la progressiva dismissione della linea sino alla chiusura definitiva negli anni settanta.

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si riparte, Pierrefitte Nestalas vista dall'alto

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Voie Verte Pierrefitte Nestalas - Cauterets
Questa volta il tracciato, non asfaltato, è decisamente più montano, gallerie, ponti , e scorci molto caratteristici rendono piacevole il percorso, la pioggia di questa mattina è solo un ricordo e il sole scalda, o forse è la salita, in dieci chilometri si passa dai 450 metri della partenza ai quasi 1000 dell’arrivo, la valle si fa stretta aprendosi solo quando manca poco all’arrivo a Cauterets, dove arrivo per le 16,30 circa.

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gallerie e ponti
Il villaggio è sede di un famoso, per lo meno per i francesi, comprensorio sciistico, grazie alle vette che lo circondano, ma per fortuna in questo periodo non particolarmente affollato, trovo facilmente una camera ad un prezzo adeguato e dopo essermi sistemato gironzolo un pò, lo stile è quello dei villaggi turistici del diciannovesimo secolo, grandi edifici termali e piccole abitazioni, anche oggi riesco a farmi vedere da casa grazie alla webcam che inquadra la piazza dove trovo l’ufficio del turismo, devo recuperare informazioni sul tracciato da seguire domani, per fortuna anche se è domenica trovo quello che cerco, anche se poco frequentato anche questo era un itinerario seguito dai pellegrini.
Se tutto và come deve andare questa sarà l’ultima sera in Francia per questo cammino e sono un po’ agitato, ceno, saluto casa e alla fine riesco anche a trovare il timbro per la credenziale, il parroco, ultranovantenne, ed un entusiasta perpetua mi regalano una piacevole mezz’ora.

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Cauterets, Notre-Dame de L’Assomption
Vado a dormire, un ultimo sguardo alla chiesa ancora illuminata dall’interno e in bella vista sulla vetrata della navata laterale ..... San Giacomo …… a domani.
 

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Lunedi 19 Ottobre, Cauterets – Banos de Panticosa 26 km

E’ mattina, non è sereno ma non piove, và bene così, faccio colazione in piazza e visto che so che cosa non mi aspetta faccio scorta di dolci per la giornata, in un altro periodo dell’anno avrei trovato i rifugi aperti lungo l’ascesa ma in questo periodo è tutto chiuso, l’unica cosa di cui non mi carico è l’acqua, non fa caldo e in ogni caso lungo la valle ne scorre in abbondanza, oggi mi aspettano 1500 metri di salita sino al Port du Marcadau dove passerò il confine con la Spagna e 900 in discesa per raggiungere Banos de Panticosa, attraverso la piazza e come mi è stato detto ieri trovo un’aquila di roccia ad indicarmi l’inizio del chemin des cascades, il sentiero che mi porterà al Pont d’espagne , antica via di scambi tra Francia e Spagna, come lascia intendere il nome in questo tratto il torrente Gave de Cauterets , più in alto Gave du Marcadau, scorre incanalato tra le rocce formando diverse cascate.
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chemin des cascades
Salgo sino al ponte, la strada asfaltata, che passa più in basso rispetto al sentiero, si ferma qua dove trovo il primo dei rifugi chiusi, ancora qualche centinaia di metri e sono al rifugio Le Clot, anch’esso chiuso, il programma iniziale prevedeva che la tappa di ieri finisse qua ma è andata diversamente, sono le 10, breve pausa risistemo lo zaino e riparto. La valle du Marcadau adesso si apre, più ampia, molto verde grazie ai pascoli e ai pini che li circondano, sale lentamente, le cascate del primo tratto hanno lasciato il posto ad un torrente tranquillo, è tutto molto rillassante, anche il tempo sembra scorrere più lentamente…ma comunque scorre.
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La valle du Marcadau
Alle 12.30 arrivo al rifugio Wallon,grande costruzione nella parte alta della valle, 1850 metri, anche qua tutto chiuso, a parte l’invernale decisamente poco invitante, mi sistemo sulle panche fuori e mangio qualcosa per poi rilassarmi un po’.
Dal Wallon in poi la salita al passo si fa seria, le pietraie prendono il posto della vegetazione e il sentiero inizia a e salire decisamente zizzagando, le nuvole avvolgono le cime intorno nel silenzio totale, la musica del Boss mi accompagna, anzi mi spinge e finalmente dopo circa due ore sono in cima al colle Port du Marcadau, un cumulo di sassi segna la fine della mia salita e il confine tra i due paesi, dietro di me tutti i passi fatti, la valle e la Francia, davanti finalmente l’Aragona, la Spagna e i passi ancora da fare, mi fermo un po’, ho immaginato, sognato, questo passo sin da quando sono partito e finalmente ci sono, la leggerissima pioggia che inizia adesso non infastidisce.
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la salita al passo

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la prima occhiata alla Spagna
E’ ora di ripartire, cammino su di un falso piano fatto di roccia dove sono stati realizzati alcuni invasi (embalse ) artificiali, costeggiando più o meno da vicino l’acqua e tra vari saliscendi inizio a scendere do quota, anche se ancora sopra i 2000, probabilmente grazie all'acqua qualche pino coraggioso si ancora alle rocce rendendo il paesaggio meno lunare.
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pini coraggiosi
Sono quasi le 17 quando ecco apparire il Refugio de los Ibones de Bachimaña, a quota 2200, di recentissima costruzione e soprattutto abierto todo el año, entro e la frase ”hola hombre todo bien?” mi lascia senza parole, incredibile, è sufficiente un mucchio di sassi in cima ad una montagna per cambiare la lingua con cui parlare, il mio cervello però è ancora tarato sul francese…..e credo ci metterà un po’ a riattivare lo spagnolo, non ero prono ad un cambiamento così repentino.
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Refugio de los Ibones de Bachimaña
Un caffè, quattro chiacchiere mentre un gatto mi si struscia contro e riprendo la discesa, che adesso si fa decisamente ripida, il versante spagnolo di questa parte di Pirenei è molto più verticale di quello francese e la pioggia che bagna i gradoni di roccia non rende la cosa più facile, procedo lentamente sia per la prudenza che per la stanchezza, ma alla fine dopo una dislivello di 600 meri in poco più di 3 chilometri riesco a vedere la meta di oggi, il Balenario di Panticosa, rinomata località termale della zona a quota 1650.
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il Balenario di Panticosa
Sono quasi le 19 quando finalmente arrivo davanti al Refugio Casa de Piedra, costruito a ridosso della stazione termale anch’esso aperto tutto l’anno, dove sono l’unico ospite questa sera, mi lascia un po’ perplesso lo stile, poco iberico, però molto accogliente a funzionale come si addice ad un rifugio di montagna.
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Refugio Casa de Piedra
Passo una buona serata in compagnia del gestore di turno della struttura, ottima la cena che mi rigenera, stupito e interessato del percorso, grazie al suo pc posso trovare risposa ad alcuni dubbi sul percorso di domani e la sistemazione per la sera.
Vado a dormire, stanco ma molto molto soddisfatto.
 

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Martedi 20 Ottobre, Banos de Panticosa – Sabiñánigo 39 km

Sono le 7 e fuori inizia appena a schiarire, faccio colazione con l’hospitalero e con un gruppo di soccorritori della guardia civil che si preparano per una giornata di addestramento, dopo il reciproco scambio di in bocca al lupo saluto e parto.

Oggi tappa di trasferimento verso il Camino Aragonese, mi aspettano subito 7 chilometri di asfalto in discesa sull'unica strada che scende a valle, fa abbastanza freddo da dove mettere i guanti ma il traffico, sarà l’ora sarà il periodo, è inesistente, molto rapidamente arrivo ai 1200 metri di Panticosa, dove trovo il Camino de Santiago por el Alto Gallego, in pratica quello proveniente dal passo del Portalet, che mi porterà sino a Jaca.
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Pirenei al mattino
Decisamente secondario rispetto ad altri cammini è comunque ben indicato in particolar modo nei centri abitati si trovano pannelli ricchi di informazioni, si cammina su sentieri piacevolmente movimentati, la stretta e rocciosa valle che mi ha accompagnato sino a Panticosa ha lasciato il posto ad un ampia valle ricca di panorami e che la luce del mattino accende a seconda dei momenti, le montagne che mi circondano sono decisamente diverse da quelle del versante francese, dall'aspetto quasi dolomitico, verdi colline staccano di colpo su rocce a strapiombo, cammino costeggiando dall'alto un grande invaso artificiale che termina con una diga, incredibile il punto panoramico ricavato con una struttura metallica, come il pavimento trasparente, sospesa a strapiombo sul lago che permette una vista completa della valle.
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La diga dell'invaso, in alto a sinistra il punto panoramico
Costeggiata la diga si prosegue la discesa sempre su sentieri che adesso permettono di raggiunge vecchie eremite o forti di frontiera ormai in rovina, si avvicina anche il primo centro abitato importante della giornata, Biescas, in un ampio fondo valle, che raggiungo verso l’una.
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Biescas
La pausa al sole ci voleva, fa quasi caldo sulla panchina davanti all’ennesima chiesa chiusa, riparto e questa volta seguo un sottile nastro d’asfalto che costeggia il Rio Gállego, i boschetti e gli incolti lasciano via via il posto ai primi campi coltivati, una scacchiera marrone e verde su entrambe le sponde, sfioro piccoli centri abitati dove eremite e torri d’osservazione raccontano storie antiche, purtroppo però il tempo non si ferma e proprio come i rapaci che volteggiano sopra di mé ,sostenuti da termiche invisibili, devo seguire il mio cammino.

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scacchi marroni e verdi

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sopra di mè

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dietro di mè
Mancano ormai pochi chilometri ,attraverso il il Rio Gállego su un traballante ponte in legno ma non ho la stessa fortuna quando devo attraversare un suo affluente il Rio Aurin appena prima di entrare nel omonimo villaggio, qua di ponte non ce né e mi tocca attraversare lanciando le pietre e poi camminandoci sopra sino all’altra sponda senza finirci dentro…o quasi.
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ponte

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o non ponte
Attraverso la statale e finalmente sono a Sabiñánigo, essendo una cittadina vi sono diverse possibilità di alloggiamento, la più comoda e un hostal che per 10 Euro mi da una camera con letto singolo e bagno compresa di lenzuola coperte e riscaldamento, riesco anche a recuperare un sello in municipio dalla polizia municipale, un’abbondante porzione di paella chiude una giornata solitaria ma davvero piacevole.
Che dire: finalmente, VIVA ESPANA!!
 

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Mercoledi 21 Ottobre, Sabiñánigo - Jaca 18 km

Alba di questo ultimo giorno di cammino, per questa volta, lascio Sabiñánigo che sono le 8, dopo aver fatto colazione al bar, e dopo pochi metri lascio la strada che esce dal paese per arrampicarmi su di una collina rocciosa che quasi in sommità attraverso grazie ad un tunnel che sbuca dall'altra parte, da qui la strada prosegue quasi rettilinea sfiorando due piccoli centri, dove trovo le ultime frecce di questo cammino, costeggiando sulla destra la lingua di roccia, che continua anch'essa rettilinea, come la coda di una gigantesca lucertola, via via degradando.
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ultima freccia per Jaca
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...... la lucertola
La mattina prosegue, il sole si alza, cammino tranquillamente grazie all'assenza di traffico, i campi a sinistra, sovrastati da una catena decisamente più alta delle rocce a destra, sono verdi e ben coltivati in netta contrapposizione con il panorama quasi lunare dell'altro lato, ma ormai sono alla arrivato alla fine della coda, da qui inizia la discesa verso Jaca, il paesaggio cambia ancora, un fondo valle ampio ricco di appezzamenti coltivati circonda la città, tutto attorno montagne e colline più o meno alte.
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alla mia destra
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alla mia sinistra
La giornata è soleggiata e fa caldo, per le 11,30, dopo aver attraversato la statale, risalgo ed entro a Jaca, la città è vivace e subito incontro altri pellegrini, ho il tempo per fraternizzare un po’, vistare la cattedrale e andare a fare un giro tutt’attorno alla cittadella, il forte pentagonale a forma di stella che occupa una bella porzione della città, mi soffermo un po’, interessante come hanno deciso di riutilizzare il fossato che la circonda il forte, adesso ospita un branco di cervi che pascolano tranquilli.
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il fossato della cittadella
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e i suoi ospiti
Ormai è ora di partire, l’autobus per Saragozza, da cui parte il volo per Bergamo, parte alle 13,30, faccio tempo a trovare un posto dove lasciare il bastone, sperando di ritrovarlo la prossima volta, togliere la conchiglia dallo zaino e mangiare qualcosa e poi si torna a casa.
Alla prossima
 

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Alla fine anche questo inverno è passato veloce, diventa difficile resistere al richiamo in queste giornate dove il sole inizia a scaldare, ma poi pensandoci bene……perché dovrei resistere!!

Il 19 Febbraia ancora una volta Ryanair mi porta verso la Spagna, arrivo a Saragozza nel primo pomeriggio mi piacerebbe dedicare un po’ di tempo alla città ma di tempo non né ho, faccio appena in tempo ad arrivare alla stazione intermodale Delicias che arriva l’autobus che mi porterà a Jaca. Trovo posto all’ostello della gioventù visto che l’albergue municipal è chiuso, un’intera stanza da sei tutta per mè, l’accoglienza è molto cordiale e giovane, passo la serata gironzolando per la cittadina, decisamente vitale vista la vicinanza alle nevi dei Pirenei. Il cammino Aragonese mi aspetta!
 
Sabato 20 Febbraio, Jaca - Artieda 42 km

La buona notizia di questa mattina è che l’ostello di Jaca è proprio alla fine della città, direttamente sul cammino, per cui dopo una rapida colazione sono subito in movimento fuori dal centro abitato, purtroppo però il mio fido bordone, compagno di tanti chilometri attraverso la Francia, non era più dove lo avevo lasciato, la siepe di edera dove lo avevo nascosto è stata tagliata e chissà che fine ha fatto, uffa. Anche questa volta il fatto di camminare in un periodo poco pellegrino mi costringe ad organizzare le tappe in base alla possibilità di essere ospitato, mi sarebbe piaciuto vedere il monastero di San Juan de la Pena ma i chilometri in più sono tanti e la mancata risposta del rifugio di Arres mi costringe ad allungare sino ad Artieda. I primi chilometri di oggi costeggiano la nazionale N 240 alternando il lato destro a quello sinistro ma sempre su sentieri sicuri, sempre tenendo sott’occhio il Rio Aragon che scorre a destra, il tutto dominato dalle cime imbiancate dei Pirenei neanche tanto lontani.

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Pirenei imbiamcati

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Forse è già passato qualcuno di qua......
Dopo 15 chilometri una breve pausa a Santa Cila per fare scorta di acqua e pane cotto nel forno a legna e poi ancora avanti questa volta direttamente sulla strada sino ad attraversare il Rio Aragon alle porte di Puente la Reina de Jaca, è quasi l’una e una cerveza ci sta proprio bene.

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Rio Aragon
Da qui in avanti il cammino abbandona la Nazionale per attraversare una campagna verde dalla quale ogni tanto spuntano delle formazioni rocciose liscissime dal aspetto lunare che per un attimo disorientano per poi ritrovare il verde dei prati e dei frumenti.

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Country road
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Rocce lunari
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Mix
Ai pedi delle colline alla mia destra ma un po’ più in alto rispetto alla valle si trovano alcuni villaggi isolati e anche a sinistra , al di la del Rio Aragon, si vedono promontori abitati.

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Berdun, sull'altra sponda dell' Aragon
Il cammino continua tranquillo per tutto il pomeriggio, senza incontrare anima viva e anche le auto sono una rarità, sono quasi le 18 quando abbandono il fondo valle per arrampicarmi verso Artieda, da li in alto si ha una panoramica delle acque dell’Embalse de Yesa, che costeggerò domani, e di tutta la strada percorsa nelle ultime ore. Il villaggio è decisamente caratteristico, anche l'albergue è piacevole e ben tenuto, peccato solo che sia freddo becco e chi io sia l'unico presente.

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Embalse de Yesa
La mia ospitalera comunque mi aspetta, formalità, sello e poi doccia, fredda, per fortuna ha acceso il riscaldamento almeno in camera, la cena è pronta per le 20, faccio quattro chiacchiere con la tipa e mi faccio aiutare a prenotare per domani, un giro serale del villaggio e poi a letto, sono stanco e spero di non avere troppo freddo.
Gran bella giornata, in particolar modo la seconda parte, peccato essere solo.
 

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Domenica 21 Febbraio, Artieda – Sangüesa 32 km

Anche oggi mattina decisamente fresca, dopo una notte tranquilla e calda e un’abbondante colazione lascio Artieda, rapida discesa e dopo un paio di chilometri inizio a costeggiare l’Embalse de Yesa.

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L'embalse visto da vicino
Qua la situazione è nota, sono in corso gli interventi strutturali per l’ampliamento del lago, nuove strade e quant’altro in previsione dell’aumento del livello delle acque, anche il cammino che adesso passa a qualche decina di metri dalle sponde dovrà essere ridisegnato, ma per ora la via è ancora questa. Dopo una decina di chilometri appare Ruesta, villaggio abbandonato anni or sono per la costruzione dell’invaso, con un castello imponente in rovina, unica presenza umana un rifugio per pellegrini, ma durante il mio passaggio nessuno si è visto, a parte due simpatici cagnoni che decidono di seguirmi per un po’.

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Le rovine di Ruesta
Da qua in poi una pista forestale ben tenuta permette di superare il dislivello che porta ad oltre 800 metri, cammino in mezzo agli abeti, unica compagnia migliaia di processionarie che formano file infinite, tornante dopo tornane arrivo al punto più alto.

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La giornata è splendida fa caldo e cammino in maglietta, da qui in avanti le piante lasciano il posto a prati e campi coltivati su un altipiano che però non dura molto, la discesa mi porta rapidamente nei pressi di Undues de Lerda, un ultimo strappo, su di un’antica calzada romana e sono nel villaggio.

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Calzada romana Undues de Lerda
Sono le 13,30 è ora di una pausa relax, per fortuna ho ancora il pane di ieri e un po’ di frutta altrimenti ci sarebbe da fare la fame, non ci sono ne bar ne negozi qua. Riprendo la mia strada e dopo poca strada arrivo al confine, una stele simile a quella posizionata tra SJPdP e Roncisvalle da il benvenuto ai pellegrini In Navarra.
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Navarra
Il cammino prosegue su di una tranquilla strada sterrata circondata da campi coltivati, guidato dai classici pilastrini con la conchiglia arrivo alle porte di Sangüesa.

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Sangüesa è un centro di medie dimensioni che offre tutto quello che un pellegrino ha bisogno, purtroppo però l’albergue municipal è chiuso, mi appoggio ad un Hostal al di là del ponte che supera il rio Aragon.

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Santa Maria la Real
Tranquillo, caldo e decisamente ospitale, finalmente posso fare la doccia senza battere i denti. Piacevole serata in centro in una taverna con piatti e allegria tipici del luogo.
Oggi giornata davvero piacevole, paesaggi incredibili e per finire si dorme al caldo!!
 

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Lunedi 22 Febbraio, Sangüesa - Monreal 31 km

Questa mattina me la prendo comoda, ho un po’ di acquisti da fare e devo aspettare che i negozi aprano, lascio l’hostal e finalmente dopo un va e vieni sul ponte per raggiungere il centro lascio Sangüesa lungo la NA 8603 decisamente trafficata ma con ampie banchine su cui poter camminare tranquillamente, dopo poche centinaia di metri ecco il bivio, a sinistra seguendo il tracciato ufficiale si raggiunge Rocaforte, ma ho deciso di seguire i numerosi consigli e raggiungere Monreal passando per la Foz de Lumbier, per cui tiro diritto costeggiando prima la puzzolente cartiera e poi il nuovo polo industriale a nord di Sangüesa, alla fine dopo 4 chilometri di asfalto arrivo finalmente a Liédena da dove parte il tracciato della ex ferrovia che attraversava la Foz de Lumbier, sono stati ricorrenti i tracciati ferroviari ora convertiti in sentieri o piste ciclabili che ho incontrato in questo cammino, mi piace molto il riciclo lento di questi percorsi che divenuti obsoleti e non utilizzati hanno ora nuova vita, il tracciato adesso sterrato, appena modificato dal passaggio nella nuova autovia A21, è piacevole e tranquillo e lentamente si avvicina alle colline rocciose costeggiando il Rio Irati, dopo aver visto quello che resta del puente del diablo attraverso la prima galleria, ed eccomi in un posto incredibile, la gola scavata dalle acque non è lunghissima ma ricorda moto i canyon americani e la presenza di decina di condor accentua la sensazione di essere in un altro continente.
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Foz de Lumbier

Una seconda galleria mi riporta alla realtà ondulata della Navarra, le rocce si allontanano e il sentiero mi porta direttamente a Lumbier, si prosegue tra i campi sino a riattraversare la A21 per poi proseguire sino a Nardués, da quì un’ampia strada asfaltata sale lentamente lungo il fianco della collina, sinceramente non ho capito se questo lungo tratto d’asfalto sia adesso necessario a causa della nuova autostrada o se il tracciato sia sempre stato questo, ma comunque per le 14 raggiungo Izco.
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prima di Izco

Il villaggio non offre un gran che ma ci sono acqua e panchine, tutto quello che serve al pellegrino. Gli ultimi chilometri della giornata sono davvero piacevoli, il sentiero prosegue con una leggera in discesa, la Higa, la montagna che domina Monreal, si fa via via più vicina e più grande mentre il cammino si snoda in un mare di onde verdi.
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Monte Higa e mare verde

Sfioro Salinas de Ibargoiti e alla fine dopo un ultimo chilometro di sentiero tra i pini arrivo a Monreal, costeggiando l’antico ponte medioevale.
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Monreal
Sono le 16,30, ieri mi sono assicurato che l’albergeue municipal sia aperto, lo trovo a ridosso della chiesa nel centro del villaggio, non c’è nessuno e quando chiamo mi dicono di sistemami che alle 19,30 qualcuno arriverà, entro e…… le speranze di passare una serata calda e piacevole svaniscono, al primo piano uno stanzone unico con una ventina di posti, tutto freddo, sono però disponibili due termosifoni elettrici per chi passa in inverno, i bagni al piano terra sono anche loro freddi, mi spiace ma non mi va proprio di passare una serata e una nottata così, per fortuna arrivando ho visto un’insegna di una casa rural proprio qua di fronte, ci provo, attraverso la strada e provo a chiamare, una gentile signora mi conferma di essere aperti e con camere disponibile. Camera matrimoniale con bagno privato, il tutto ben riscaldato, andata, avviso gli ospitaleri del cambio di residenza e mi sistemo.
La giornata si conclude con un plato combinado al bar La Cipri, domani mi aspetta una giornata tanto attesa, finalmente dopo tanto andare sarò sul cammino
 

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Martedi 23 Febbraio, Monreal – Puente la Reina 31 km

Eccomi dunque, oggi torno sul Cammino Francese, era il 31 Ottobre 2010, quando dopo la salita all’Alto del Perdón insieme ai mie compagni di viaggio deviammo dal Cammino per andare a dormire ad Eunate, fu un’esperienza incredibile, quella sera diventammo amici e probabilmente il virus del Cammino l’ho preso proprio li, l’atmosfera, la solitudine del posto, la preghiera all’interno dell’eremita alla sola luce delle candele, le sento ancora oggi.

Ma adesso è ora di partire, lascio Monreal e mi avvio lungo il sentiero che costeggia al piede la Higa, che però ha la cima nascosta dalla foschia, la valle alla mia sinistra è lo stesso mare verde di ieri, ma nel panorama adesso è compreso il Canale di Navarra,
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L'Alto del Perdón

Lentamente seguo il promontorio, ogni tanto sfioro piccolo villaggi, Yarnoz, Otano, Ezperun, Guerendiain sino ad arrivare a Tiebas con le rovine del castello di Re Teobaldo a dare il benvenuto, tutto questo mentre dall'altra parte della valle le pale eoliche dell'Alto del Perdón dominano il paesaggio.

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Tiebas, quello che resta del castello e chiesa

Breve pausa e riprendo la strada, questo tratto non è entusiasmante, a sinistra le cave di materiale distruggono la montagna mentre a destra l’autostrada corre vicina vicina, per fortuna tutto finisce dopo pochi chilometri quando mi lascio tutto alle spalle passando sotto all'autostrada, le rovine di una base militare sono l’ultima bruttura della giornata. Lentamente il cammino prosegue, inizio la discesa che mi accompagnerà sino a Puente la Reina,le colline attorno alternano viti, ulivi e campi di frumento ed il Canale di Navarra che continua ad accompagnarmi si diverte a sparire sottoterra per ricomparire un pò più avanti, nuovi paesi si avvicinano, ad attirare la mia attenzione è soprattutto Añorbe, dominato dall’Ermita de San Martín.
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Canale di Navarra

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Añorbe, dominato dall’Ermita de San Martín

Tutto attorno il verde dei campi, sono circa le 14 quando arrivo a Enériz, un ultima pausa sotto al portico della chiesa e riparto, sò che cosa mi aspetta, è già da un po’ che le frecce mi segnalano i chilometri mancanti ad Eunate, il cammino prosegue su di una bella strada bianca, ma solo quando taglio a destra per un sentiero più piccolo la vedo, l’emozione è tanta e mi prendo tutto il tempo per godermi il momento. Non c’è nessuno ed è tutto chiuso, un cartello riporta orari di apertura che non coincidono con i miei, ma non fa niente, i ricordi che ho di questo posto non sono vincolati ai loro orari.
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Un ultimo sguardo mentre mi allontano, solo un paio di chilometri separano Eunate da Obanos, ormai ci siamo tra poco sarò sul Cammino Francese, e adesso????
Sarò ancora solo ?
Vivrò ancora le stesse emozioni del primo cammino ? O dopo questi anni e dopo tanti chilometri da solo non sarò più capace di trovare quel qualcosa che così profondamente mi aveva colpito.
Entro in Obanos e lentamente raggiungo la piazza centrale, dove i due cammini si uniscono, ecco, ci sono, sono ritornato, mi guardo in giro.....da destra arrivano due, tre pellegrini, alzo la mano e loro subito rispondono, si avvicinano sono tre coreani che come se ci fossimo già visti si mettono a chiacchierare della tappa e di quanto manca.
Senza neanche accorgermene raggiungiamo Puente la Reina, il refugio dei Padres Reparadores è l'unico aperto, siamo tutti li, chi è già arrivato chi arriverà.
Germania, Polonia, Lituania, Canada, Brasile, Corea.....Italia, ancora una volta tutto il mondo intorno ad un tavolo.
Come se non fossi mai andato via!!!!
 

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Mercoledi 24 Febbraio, Giovedi 25 Febbraio, Venerdi 26 Febbraio, Puente la Reina – Logroño

Non è stato difficile adattarsi alla nuova situazione, il tracciato non ha bisogno di descrizioni, anzi devo stare attento a non svelare a chi lo percorre per la prima volta cosa riservano le varie giornate, il gruppo è molto eterogeneo, a parte le varie provenienze anche le età sono differenti si parte dalle due giovani canadesi di 20 anni appena al 50enne tedesco, almeno per ora non sono il più maturo, ma non manca molto!!! Un paio di ragazzi di Cesena mi fanno buona compagnia, parlare con loro fa uscire la mia cadenza svelando le origini emiliane, uno dei tanti regali di mio padre. Non sono l’unico ad essere già passato da lì, una paio di pellegrini sono già stati su questo Cammino o su altri e ogni tanto ci raccontiamo le varie impressioni, devo però fare l’abitudine ad una cosa a cui non avevo pensato, la mia credenziale genera infatti una reazione non prevista, mi sento quasi in imbarazzo quando è il momento di apporre il sello e se posso evito di sbandierarla in giro. Le giornate scorrono piacevolmente, cammino senza fatica e senza il pensiero su dove dormire o quanto chilometri percorrere, la mia attenzione adesso non è più al percorso ma è riservata a chi lo sta percorrendo, le fotografie non fermano più il paesaggio ma le facce e i sorrisi dei mie compagni di viaggio.
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L’arrivo a Logroño segna la fine di questa tranche di cammino, ci sistemiamo al Albergue Entresuenos, unico aperto in città, la cena a base di paella è l’occasione per salutarci, è la penitenza per chi fa il cammino a pezzi, salutare quelli che restano e proseguono, loro vanno a dormire io all'una parto con un bus in direzione aeroporto Barajas di Madrid.
La bufera di neve nella notte, il conseguente blocco dell’autostrada con autobus bloccato per due ore nel nulla sierra, l’aereo perso ed il nuovo biglietto pagato a caro prezzo sono solo la conferma che sarebbe stato meglio proseguire il cammino……..ma non è certo questo che ricorderò di questi giorni.
 

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Ciao a tutti, è stato molto coinvolgente camminare e raccontarvi il cammino che da casa mi ha portato sino a qua, quando l’idea ha iniziato a girarmi per la testa non sapevo ancora quanto avrei camminato e che avrei scritto questo diario, non avevo mai fatto nulla del genere.
Mi è sembrato però naturale raccontalo a voi e mettere a disposizione tutte le informazioni possibili relative a questo percorso, strano, fatto di tanti cammini messi insieme e di tante deviazioni inventate, fatto con un po’ di tecnologia e un po’ di culo per arrivare sempre a trovare un tetto e un letto e magari qualcuno con cui parlare.

E’ stato molto bello tornare a casa e poi riavvolgere il nastro per raccontarvi tutto, grazie.

Da adesso però non serve più raccontare un percorso che tutti conoscono, di queste strade ciascuno di noi serba propri ricordi, impressioni, storie, amicizie, l'ho capito scrivendo queste ultime giornate, da qui in avanti non descriverei un percorso ma delle emozioni. Per cui mi fermo qua.
Arriverò, anzi arriveremo a Santiago, spero nel nei primi mesi del 2017, vi terrò informati, grazie ancora per la compagnia.
Voy

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Ciao a tutti, dopo un anno ricco di impegni previsti e non, a volte piacevoli a volte meno, domani partirò e dopo uno strano viaggio riprenderò a camminare da Logroño........ vedremo cosa succede, a presto!
 
Eccomi, scusate il troppo tempo dal mio messaggio ma al mio rientro sono stato risucchiato in un vortice di impegni vari e....i giorni, le settimane e i mesi sono volati, ma finalmente le vacanze si avvicinano anche per mè e quale miglior modo di iniziarle se non raccontando.

Che dire è stata una settimana rubata alla vita quotidiana, a partire dall'avvicinamento al punto di partenza, questa volta non ho volutamente organizzato nulla in anticipo, all'ultimo minuto mi sono trovato ad inventarmi uno strano viaggio di andata, passaggio con Bla Bla Car da Novara a Barcellona, dove ero l'unico passeggero a non andare in Spagna per lavoro e a pensarci bene anche il più...emmm maturo e da li in treno sino a Logroño , un giorno di viaggio. Altrettanto senza programma sano state le tappe, l'unica consultazione è stato l'elenco delle ospitalità aperte in inverno trovato on line, per il resto mi sono fatto guidare dal caso, dal tempo e dalla fatica.

Il risultato è stato il seguente:

Martedi 28/02 Logrono – Najera

Mercoledì 01/03 Najera -Granon

Giovedi 02/03 Granon - Ages

Venerdì 03/03 Ages – Rabé de las Calzadas

Sabato 04/04 Rabé de las Calzadas – Itero de La Vega

Domenica 05/03 Itero de La Vega – Carrion de Los Condes

Lunedi 06/03 Carrion de Los Condes - Sahagùn

Poi è stato cammino, il tempo è stato decisamente variabile, ho preso acqua ghiacciata, mi sono riparato nella costruzione sopra al Poyo de Rolando, e sole da tornare a casa scottato, ma soprattutto tirava vento, quel vento che ti entra dentro e che ti chiama, da quando ho scoperto il cammino ogni giorno di vento mi fa venire voglia di partire, che sia l'irrequieto vento del Nord del film Chocolat?

Ho rivisto i posti conosciuti nel 2011, Santo Domingo e relativi polli, Burgos e la sua cattedrale, Granon e la sua ospitalità incredibile dove ho preso benedizione e ceneri, ma soprattutto le mesetas, spazi sconfinati spazzati da un vento che ululava, uno spettacolo.

Ho parlato e ascoltato tanto, sicuramente a casa mia diranno che ho soprattutto parlato ….. ho incontrato persone incredibili e persone decisamente sgradevoli, è questa forse l'unica nota negativa di questo viaggio, si percepisce chiaramente che tra i pellegrini vi siano anche soggetti che pellegrini non sono, vuoi per il basso costo della vita vuoi per l'opportunità di scroccare un pasto o una bevuta...per non dire rubare qualcosa questi strani soggetti, comunque facilmente individuabili, girano in mezzo a noi, da quello che ho capito parlando con i vari hospitaleri è un fenomeno prettamente invernale, ma comunque presente.
Tutto ciò non mi ha comunque impedito di conoscere i mie compagni di strada, chi per poche ore chi per giorni interi ha condiviso con mé il bello e il meno bello di questo cammino. Ognuno con le sue storie, ognuno con le sue speranze e le sue delusioni, l'incredibile puzzle che il destino ogni volta compone mischiando lingue, etnie, razze provenienti da paesi diversi riesce sempre a stupirmi ed a emozionarmi, tanti tasselli che all'apparenza nulla hanno in comune tra loro riescono sempre a combinarsi in un qualcosa di vivo, qualcosa a cui appartieni, qualcosa di cui ti sembra impossibile farne a meno.

Mi piacerebbe concludere questo cammino la prossima volta che partirò ma ho imparato a non farmi troppi programmi, però a ben pensarci magari....a gennaio.....si potrebbe......
Ciao a tutti
Voy
 
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