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2007 - cammino francese della cri

guido_e_cri

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14 aprile 2020
intro

io non lo so, ragazzi, se questa cosa che sto per iniziare a fare ha senso oppure no.
non so neanche se la porterò a termine.
forse.
forse sì.
forse no.
non sempre sono bravissima a portare a termine le cose.

intanto la inizio.
poi si vedrà.

la inizio.
perchè tutti sapete quanto mi abitino le parole.

la inizio perchè sono giorni così.
giorni di tutto e di niente.
giorni di desiderio e di attesa.
giorni in cui sogno di fuggire e giorni in cui non c'è altro da fare se non stare.
giorni in cui sogno un altrove e giorni in cui l'unico spazio e l'unico tempo che posso abitare sono il qui e l'ora [e sono uno spazio ed un tempo - un qui ed un ora - parecchio stretti].
giorni di altro impossibile, se non dentro i miei pensieri e dentro le mie parole.

la inizio perchè è una di quelle cose che: quando avrò tempo la farò.
come leggere guerra e pace - se vi state chiedendo se l'ho iniziato: no, non ancora.
come fare gli album delle foto - ne ho fatti tre nelle ultime due settimane. bene, ma non benissimo. ne mancano ancora troppi.
come mettermi a scrivere seria - ma c'è da rassegnarsi. se non hai un'idea - uno straccio d'idea - cosa vuoi scrivere?

la inizio perchè non voglio che questo forum langua, men che meno che muoia.
e questo tempo, per il nostro forum, è un tempo di stanca - un inverno di immobilismo che stavolta si protrae nella primavera e rischia di divenare estate, se non autunno e di nuovo inverno [ciao, kim ki-duk].
se non si tengono vive, le cose si rovinano.
se non si ha cura delle cose, le cose appassiscono.
e io non voglio - non voglio proprio - che questo nostro spazio si rovini o appassisca.

la inizio perchè del verbo compartir ho fatto la mia religione laica.
perchè sapersi e lasciarsi sapere sono tra i due più bei verbi che mi abitano.
perchè se ognuno racconta qualcosa in questo tempo sospeso, siamo tutti meno soli dentro un tempo che forse può diventare anche ricchezza e dono, almeno un po'.

la inizio.
è vero che il grosso già c'è, su questo forum, ma è perso in un nulla lontano e lontanissimo.
avevo scritto delle mail, da quel mio cammino nel lontano 2007.
quelle mie parole - per molto tempo le migliori che avessi mai scritto, le prima così pubbliche e così per tutti e così per chiunque - a lungo non erano state pubblicate da me.
le aveva pubblicate gianluca ex-pb sul vecchio forum, quello grigio e marroncino.
e edo poi qui - nel 2008 - in questa nostra bella casetta che stava muovendo i primi passi [oddio, una casa che muove dei passi è un'immagine parecchio inquietante. anyway].
qualcuno le ha per certo già lette.
qualcuno non avrà neanche immaginato la loro esistenza [quanti amici nuovi sono arrivati qui dall'anno della pubblicazione, da quel 2008 che ormai è lontano infinite vite].
a qualcuno farà piacere.
a qualcuno stuferanno.
la bellezza del web e delle amicizie virtuali: se non interessano, basta non leggere.
skip - e si passa ad altro.

riparto da lì.
da quelle parole di allora che - non lo sapevo - per sempre mi avrebbero cambiato la vita.
riparto da lì, da quelle mail pubbliche.
e aggiungo.
e integro.
si scriveva dai locutori, allora.
un'ora di internet pagato.
e quello che riuscivo a scrivere scrivevo, copiando dagli appunti presi su un block-notes di carta.
erano parole e racconti.
ma non dicevano tutto.
non raccontavano tutto.

riparto da lì.
aggiungo.
e integro.
per lo più saranno parole che arrivano da un tempo passato.
ogni tanto mi scapperanno riferimenti al presente.
ci sarà dentro sopratutto una cri di allora.
talvolta una cri di oggi.
13 anni non passano invano.
13 anni non passano senza lasciare traccia.
si cresce e si cambia.
per fortuna e purtroppo.

vorrei solo regalarvi una fuga su quei sentieri che ci sono casa e cuore e mondo e sogno e universo.
farvi un po' di compagnia.
spero sia gradito.

vi abbraccio.
cri
 
Ultima modifica:
3 maggio 2007
milano – saragozza – pamplona

aeroporto di orio.
in piedi nel sole.
parquet di legno scuro e quelle finestre - così ampie, così enormi.
dentro la sala d'attesa nella zona partenze mi bagna quella luce del primo pomeriggio dentro una quasi estate che sta per arrivare.
neanche troppo lontane, nella foschia resa scura dalla distanza e dal gioco della luce e dell'ombra, le mie montagne di sempre.
mi sono casa da anni, quelle montagne.
ho lasciato lì il cuore. e altri pezzi di me.

mi siedo - il palato bruciato dal pomodoro ustionante della pizza al tonno che ho mangiato per pranzo.
io odio quando mi brucio il palato.
mi siedo.
ripenso ai miei viaggi.
ho viaggiato un po'.
non tanto, ma un po' sì.
avrei voluto viaggiare infinitamente di più.
difficile - se non impossibile - con il nonno che ogni volta che volevo andare da qualche parte mi diceva: "hai mai visto casalpusterlengo? perchè non vai a visitare casalpusterlengo?"
vedute ristrette, dite?

ripenso al mio primo volo.
grecia 1998.
21 anni.
michi ha preso il suo primo aereo a 18 mesi.
tom a 15.
altri tempi.
altre possibilità.

ripenso agli altri aeroporti.
lima - dentro gli scarponi in fondo allo zaino due salami nostrani, sotto metri di cellophane azzurro una gamba di prosciutto, chili di parmigiano tra le magliette. in tasca avevo 20 dollari. quel cibo italiano in qualche modo doveva varcare quella frontiera. ancora oggi mi chiedo se sarei stata capace di usarli, quei dollari. e no. credo proprio di no. questo mi salva la coscienza, almeno un po'.
cotounou - quel caldo che ti salta addosso, quell'umidità, quell'aria. in quella mia prima notte africana mi sembrava che l'aria fosse piena di caldo e di terra.
ripenso ai weekend in giro per l’europa.
a perdersi dentro capitali europee.
a immaginarsi come sarebbe vivere lì, camminare lì, lavorare lì.
ho negli occhi quei miei viaggi.
e la voglia di gente, di vita, di mondo che ogni volta mi abitavano dentro quegli atterraggi forieri di altro e di nuovo.

spesso sono stata sola.
spesso ho fatto cose da sola.
non ho mai viaggiato sola.
ora viaggio sola.
e ho voglia - molta.
e ho paura - un po'.

ho voglia di cominciare a camminare.
vorrei già essere a saint-jean-pied-de-port.
mi fa fatica il pensiero di arrivarci.
il bus dalla stazione.
poi l'aereo.
poi un bus cittadino.
poi un altro bus a percorrere distanze di terra e di nulla.
poi un taxi.
non so altro.
non ho mai studiato niente, per i miei viaggi.
questo non fa eccezione.

non sono del tutto tranquilla.
quella sensazione che hai dentro quando non sai bene.
è un non sapere dentro un viaggio di cui già so così poco.
chissà come sarà domani.
chissà come sarà questa notte a pamplona.
che poi - pamplona.
davvero oggi arriverò fino a pampolona?

pamplona.
mi lascio rotolare il nome di questa città in bocca.
pamplona.
ci saranno i primi pellegrini.
se arrivano da sjpdp saranno alla loro terza tappa.
mi intimorisce, questa loro presenza in città.
mi sembra di entrare in un mondo che già è ma che ancora non è mio.
come fossi un'intrusa.
mi intimoriscono, i mondi non miei.

rimane che sono tranquilla, alla fine.
nel nucleo più profondo di me.
metterò un piede davanti all’altro.
e il cammino si farà.
diventerà strada.
e vita.
andrà come deve andare.
mi affido a Lui.
che ci sia Lui, dentro i miei passi.
che ci sia Lui dentro ogni mia stanchezza, sofferenza, fatica.
che ci sia Lui entro ogni mia risata, lacrima, emozione, gioia.

una frase è scritta da anni sulla lavagnetta magnetica appesa in sala.
“Signore, tu che scrivi dritto sulle righe storte, mostrami il cammino”.
che sia così.
ora.
e sempre.

alla fine 7,4 chili di zaino.
molto bene, scrivevo allora.
oggi direi: ci sono almeno un paio di chili di roba da togliere.
7,4 chili.
pensavo peggio, mentre lo tiravo su per la prima volta, in fondo al corridoio.
ha già dentro ½ litro di acqua.
a leggerla oggi, la lista di quello che allora c'era nello zaino, c'è da sorridere.
mi credevo già parecchio essenziale.
lo sono diventata molto, molto di più.
che ci facevo con due scatolette di nivea [è vero che pesavano solo 50 grammi. ma due???], con un flaccone di betadine intero, con 100 garze dentro una scatoletta?
non sapevo allora che anche in spagna esistono le farmacie?

in casa le fragole che mi ha portato il papà.
due, non ancora mangiate, rimangono nel cestino in plastica.
sono una macchia di rosso sopra il legno del tavolo della cucina.
le mangerà m.
vivrà a casa mia in questo mese in cui io non ci sarò.
è arrivata ieri.
si è portata la sua poltroncina azzurra.
non può vivere senza.

il papà in stazione cone me.
scopre i miei primi capelli bianchi.
mi guarda negli occhi.
la sua faccia.
troppo triste.
troppo triste anche solo per sorridere un po’.
è un anziano uomo solo che cerca di capire.
e non capisce.
ama.
ma non capisce.
proprio non capisce.
è triste salutare il mio papà così.
mi sembra tanto vecchio.
mi smbra tanto solo.

si chiudono le porte dal bus.
inizia il cammino.
inizia il mio cammino.
c. mi scriveva in una mail settimana scorsa:
“è già tanto, cri, che sei in cammino”.
già.
ma adesso è diverso.

mi lascia una lettera, il mio papà.
l'ho messa nella busta di plastica insieme alle cose più preziose - un quaderno, la biro, due fogli scritti a mano da c. con indicazioni varie, la credenziale ancora intonsa.
dalla stazione centrale a orio viaggia dentro al bagagliaio, quella lettera.
in aeroporto non riesco ad aspettare.
la leggo mentre sono in coda per il check-in.
piango.
gli altri intorno a me cercano solo di capire chi deve passare per primo.
io non faccio altro che lasciarmi gocciolare lacrime dagli occhi.
cominciamo bene.

ho molto dormito, in aereo.
sotto solo nuvole.
tavola bianca fino a dove arriva lo sguardo.
uff.
il nonno direbbe: bertoldo sarebbe contento.

ho riletto la lettera del papà.
ho pianto anche questa seconda volta.
ho riletto anche la lettera di d.
piange per le fotocopie di una cartina della spagna che le ho regalato.
potrà seguire i miei passi, se verrà.
scrive, nella sua lettera: "l'ho aperta [quella cartina] per guardarla seduta sul letto. e mi sono commossa. non so neanche che lacrime fossero. ma erano lacrime, e questo basta".

il capitano di ryanair wishes a good week-end.
week-end?
un mese.
io camminerò per un mese.
vorrei dirlo a tutti.

saragozza.
il mio zaino non è ancora arrivato.
ma il nastro trasportatore si è già fermato.
neanche più di tanto panico.
aspetto fiduciosa.
"più il tempo passa, più il pullman si avvicina" - una battuta nata sotto una nevicata di anni lontanissimi diventata presto una massima di vita.
varrà anche per gli zaini dispersi.
entra a mano, lanciato attraverso dei pertugi coperti di spessi nastri di plastica dura.

un gruppo di trentini.
sono 7 o 8.
zaini e abbigliamento sportivo.
per un attimo mi chiedo se sono pellegrini.
la borsa di pelle e i jeans che alcuni indossano mi fanno capire che no.
non faranno il cammino.
vanno ad arrampicare sui pirenei.

saragozza.
dall'aereoporto al centro città.
viaggi tra africa e perù mi hanno insegnato a muovermi nel non-conosciuto.
mi seguono due ragazze trentine - inizieranno a camminare domani da pamplona.
mi lasciano fare.

perfieria della città.
ha tutto l'aria un po' dimessa.
autorimessa da cui parte il pullman per pamplona.
oltre il portone con una saracinesca in ferro, un muro scrostato, dei cartelli pubblicitari, il profilo lontano di palazzi alti.
saragozza mi sembra una città di mare.
è un'impressione che non riesco a togliermi dalla testa.
mi aspetto sempre di vedere comparire la distesa azzurra alla fine della strada.
non compare mai.

una bottiglia d'acqua in un bar all’angolo - bucce di arachidi per terra. ogni volta non me ne capacito, che si possa essere così incivili.
empanada in una panaderia.
bus con i posti numerati come in perù.
il sole ancora in cielo - e sono già le 20.30.
poi i colori della sera nel tramonto alle nostre spalle.
il suono altissimo del cellulare di un ragazzo peruviano seduto dietro di noi.
la radiocronaca di una partita nell’autoradio.
il cielo chiaro fino alle 21.40.
viaggiamo veloci verso un nero di notte nera e di nuvole nere.
stelle in cielo sopra di noi.
il bagliore rossastro delle luci di pamplona oltre una collina.

nella stessa via dove ha fermato il pullman, tre letti in una pensione da niente.
la sua insegna gialla lascia una bava di luce dentro il nero della notte.
pavimento in legno che scricchiola.
copriletto a fiori.
stessi cuscini lunghi come a barcellona [ma perchè?]
stesso odore dello stesso detersivo di barcellona.
una delle due trentine parla nel sonno.
dice: “andiamo. andiamo.”
un uomo, alle 2.30 di notte, suona molte volte il campanello.
poi smette.
ed è solo notte.
 
Ultima modifica:
Che è un Cammino un po' datato, lo si evince dalle bucce di arachidi e quant'altro buttate a terra nel bar.
Si poteva anche fumare sorseggiando birra al bancone.
Non era mica inciviltà: mi spiegavano che più zozzeria c'era per terra e più era segno di bar frequentato e quindi "hospitalario como tu propia casa!" ... come se uno a casa propria buttasse per terra tutto ciò che capita!

Saragozza città di mare! Carina come immagine, sai?
Avrai sentito l'influsso di quel grande fiume che l'attraversa e che mi ha fatto così tanta compagnia lungo il Cammino che porta il suo nome: l'Ebro.
E' una gran bella città, peccato che tu sia dovuta salire subito sul pullman per Pamplona.

Beh ... ci apprestiamo a seguire i tuoi passi!
:bacibaci:
 
Il forum grigio e marroncino non l'ho mai visto.
Nel 2008 qui non c'ero ancora (e avevo una idea abbastanza bizzarra del cammino di Santiago, che era lontanissima dalla mia idea di camminare).
Quindi per me il tuo cammino è nuovo.
Ti seguirò.

Però avevo già ben chiara la sensazione di palato scottato da pizza troppo calda. Ingorda lo ero già.
 
Mamma che figata ..... il cammino della Cry in diretta !!!!!

Si lo so sono un curiosone ma ..... cosa ti ha scritto il nonno? Vorrei piangere anche io :si:

Sono le 2 di notte (è possibile che mi sia svegliato per leggerti?)
 
Per chi non ha avuto la fortuna di percorrere il Cammino in tempo di non massificazioni e di percorso ancora "naturale" e non stravolto da numerosi tratti di "tapis roulant" di cemento (per facilitare i camminanti ?!) sarà una gioia leggerti e ritrovare "quel" Cammino.
 
Molto grazie per i tuoi racconti.

Sono anche andata il cammino francese nell' anni 2006 e 2007. Forse abbiamo incontrato?

2007 ho continuato di Carrion de los Condes il 15 maggio, ho raggiungata a León il 20 maggio. Sono stata a O'Cebreiro il 27 maggio, cuando nevicava. L'arrivo a Santiago - la prima volta - era il 4 giugno 2007. Poi sono andato a Finisterra, ma non a Muxía perché una tappa di 30 km mi sembrava tanto e avevo paura andare da solo.

Ma i ricordi, gli emozioni e l'imagine del primo cammino sono ancora molto vivace.

Arrivata a Finisterra gia ho fatto piano per il cammino successivo, la Via de la Plata (2008-2010).
 
saragozza.
dall'aereoporto al centro città.

Cri credo che mi farai compagnia per mooooolto tempo, che di questi tempi non guasta, sei solamente arrivata a Saragozza e già hai scritto quello che scrivo io in un anno.....

Alla prossima dunque

Ste
 
Raùl :
pensa.
il termine zozzeria per descrivere le bucce di arachidi sul pavimento l'avevo usato anche io in una prima versione.
saragozza recuperata nel 2013.
un weekend lungo.
non mi sembrò più una città di mare, allora.
ma hai ragione.
mi incantò.
sopratutto per incontro così brillante di oro e blu.
per me saranno sempre i colori di quella città.

2013-03-15_DSC_9696_cr.jpg

liam
quando dici: avevo una idea abbastanza bizzarra del cammino di Santiago
tu lo sai, vero, che io adesso sono curiosa e curiosissima.
e vorrei sapere come è che alla fine una montanara come te è arrivata sulle strade di spagna.
lo vorrei sapere di te.
e di chiunque di noi [di qualcuno lo so già. servirà a qualcosa, essere amici da molto].
com'è che un giorno - in mezzo alle nostre vite di sempre - ci siamo detti: via, si va a santiago?
[possibile argomento per un nuovo argomento?]

AlexandraM
sono arrivata a santiago il 7 giugno.
mi sa che ci siamo mancate per pochissimo

Stefano1951
ecco.
il rischio di essere prolissi è di diventare noiosi.
è una lama di rasoio.
ci cammino sopra.
ma voi avvisatemi quando esagero.
che mi eviterei volentieri scivolate e conseguenti scene splatter.
:rofl:


ciao.
cri
 
bonustrack 1
parto per santiago e porto


parto per Santiago e porto…

una maglietta tecnica a maniche lunghe, rossa.
una maglietta tecnica a mezze maniche. rossa anche lei.
appena uscita dalla decathlon la domanda è stata: “e se incontro un toro?”

una maglietta tecnica senza maniche e scollata.
cercherò di evitare l’abbronzatura da muratore in vista del matrimonio.
promesso.

un paio di pantaloni lunghi.
un paio di pantaloncini corti.
forse un altro paio di pantaloni. lunghi o corti non ho ancora deciso.

640 grammi di sacco a pelo.
una camicia in pile.

un asciugamanino tecnico.
rosa.
42 x 54 cm.
sognerò un telo mare alla fine delle mie docce.

una camicia di tela a maniche lunghe.
quella azzurra a quadretti.
è macchiata di rosso.
segni di terra d’africa che non vengono più via nonostante i lavaggi.

un paio di infradito.
rosa shocking maculato di bianco.
trendy, direi.
vengono dall’Africa.
nazioni intere camminano con queste fette di plastica sotto i piedi.
e certo non perché devono ridurre il peso dello zaino.

i miei sandali.
quelli di sempre.
suole consumate dai tanti passi.

lo zaino nero e giallo.
compagno di tante montagne e di tanti viaggi.

un topolino di pezza appeso allo zaino.
non pesa niente.
e dice tanto di un’amicizia che continua oltre le distanze e il dislivello.

un foulard di stoffa leggerissima.
servirà per il sole del cammino.
e contro l’aria della sera.
servirà come federa.
e come pareo.

la paura di non farcela.

tutte le ore passate a camminare da gennaio nella mia vita di sempre.
i tempi lenti di questo strano modo di muoversi nella nostra città che si sposta in macchina.
la ricerca di spazi verdi.
parco sempione, martesana, lungoadda.

gli scarponi.
testati dai primi di febbraio.

la certezza delle vesciche.
metri di cerotto per cercare di prevenire.

il ricordo dei primi 150 chilometro su quel cammino, anni fa.
il ricordo della piazza di santiago.
delle lacrime piante dentro quella cattedrale.
la pelle d’oca di quel avvicinarsi.
la bellezza di quel nostro camminare insieme.
le scenette storiche che sono diventate parte delle nostre amicizia.

la voglia e la paura dei 200 km tra burgos e leon.
strada dritta in mezzo ai campi di grano.
chissà come sarà camminarci dentro per una settimana.

il desiderio di oceano.
la voglia di arrivare a Finisterrae.
la voglia di mare.
di fine.
di immensa potenzialità.

il nostro mondo.
45 cartine tirate giù da www.worldmapper.org.
45 immagini per ricordarmi ogni giorno degli altri.
per portare questo nostro mondo dentro il cuore.
e nelle mie preghiere.
[mai guardate, ndr]

la guida di Santiago.
comprata a Burgos anni fa.
quando fare tutto il cammino era solo un’idea matta.
un sogno strano ed impulsivo.

un quaderno.
una penna.

la sveglia.
un orologio da tenere appeso fuori dallo zaino.
io che nella mia vita di sempre non ne porto mai uno.

la macchina fotografica.
sperando di non perderla.

un sasso.
lo lascerò alla cruz de hierro.
così vuole la tradizione.
viene da S.
da un mucchio di sassi raccolti dalla nostra famiglia nel corso degli anni.
ha dentro la mia storia.
ha dentro la storia della mia famiglia.
le mie radici.
il papà.
la mamma.

forse un altro sasso.
del rifugio gemelli.
avrebbe dentro vita, dolore, vera felicità delle ultime estati.
chissà se riesce a scendere.

due foto.
una, estate 2001, hospitalero Jesus all’albergue di Villafranca del Bierzio.
l’altra, estate 2006, ristornate lapuertadelperdon.
porto saluti.
e gratitudine per i momenti condivisi.

la voglia di arrivare
la difficile consapevolezza che la meta non è Santiago, ma il cammino.

il cellulare.
alla fine sì, il cellulare.
lo terrò spento durante il giorno.
[quando questa era ancora legittimo chiedersi se se portarlo o no.
quando il cellulare era solo uno strumento e non un'appendice]


sapone di Marsiglia che va bene per tutto.
panni. capelli. corpo.
il portasapone in plastichino blu che mi ha prestato il papà.
era quello che usava nei suoi viaggi.

tre cambi di biancheria intima.
tre calzini.
forse un paio di calzini a righe per la sera.

spazzolino e dentifricio.
crema per il sole.

le facce dei due pellegrini trovati sul Torino- Milano.
le loro facce cotte dal sole.
gli occhi che avevano.
pieni di vita.
e di felicità profonda.

la voglia di cielo.
prati.
boschi.
terra.
verde.
la voglia di stare dentro la natura.
di respirare a pieni polmoni.
di sole e aria sulla pelle.

la mia collana di sempre.
spago, legno e metallo.
dice tanto di me.

la voglia di stanchezza.
di arrivare sudata e a pezzi alla fine delle mie giornate.
di svegliarmi il mattino dopo, alla fine di una notte di sonno.
quasi nuova.

la paura che la mia schiena faccia le bizze.
devo tenere lo zaino il più leggero possibile.
chissà se riesco a stare nei cinque chili.
non credo.

la voglia di doccia dopo la polvere delle strade.

la curiosità di conoscere chi incontrerò.
la voglia di relazioni schiette e sincere.
senza maschere.
essendo quello che si è.
la voglia di sorrisi di vita.
che hanno dentro il sole.

la bellezza di poter fare un mese e mezzo di vacanza.
a maggio.
quando il resto del mondo lavora.
so di essere fortunata.

la voglia di cambiare ritmo.
di vivere a ritmo di passo.
di muovermi calma.
senza fretta.
senza nulla da fare, se non camminare.
e vivere.

il timore della prima tappa.
attraversamento dei Pirenei.
da Saint-Jean-Pie-De-Port a Roncisvalle.
28 chilometri.
1.200 metri di dislivello.
esserci dentro sarà bello.
averli alle spalle vorrà dire tanto.

una conchiglia.
è il simbolo dei pellegrini.
quella che da secoli è il simbolo dei pellegrini viene dall’oceano.
anche io la prenderò lì.
camminando terrò sullo zaino una conchiglia dell’oceano africano.
darà continuità ai viaggi.
e permetterà di non dimenticare.

la credencial.
quella italiana, se faccio in tempo a recuperarla.
dicono che sia più bella di quella spagnola.

Caterina e Chiara, dentro il cuore.
cresceranno tanto, in questo mese e mezzo.
Chiara imparerà a camminare.
Caterina chissà.
le porterò con me.
sono loro la nostra speranza.
sono loro il nostro futuro.
il futuro e la speranza del nostro mondo.

7 mollette.
3 spille da balia.
1 pezzo di corda.

la consapevolezza della partenza.
tra meno di una settimana.
il sogno lungo cinque anni che tra 10 giorni diventa realtà fa paura.

un rosario.
penserò all’Africa, da dove viene.
e alle missioni dell’OMG in Perù, dove la recita del rosario nel mese di maggio è all’ordine del giorno.
[non è mai uscito dalla tasca superiore dello zaino, ndr]

i due bastoncini da montagna.
hanno dentro meno fascino dell’antico bordon del pellegrino.
ma le mie ginocchia ringrazieranno.
a loro importa poco del fascino della tradizione.

tre elastici per capelli.
tre bustine di shampoo/bagnoschiuma profumati.
sarà bello, alla fine di tre tappe significative, particolarmente belle o troppo difficili, concedersi una doccia che profumi di buono.
e non solo di pulito.
il burrocacao.
un marsupio.

ognuno di voi.
i ricordi di una vita mi terranno compagnia nei nuovi passi sulla strada.


 
bonustrack 2
la lettera del nonno - l'andata

A te, carissima Cristina
a te, carissima Coccola
a te, carissimo Fagottino,

il nostro augurio, il mio e quello della nostra indimenticabile Mamma, nel giorno in cui stai per iniziare a scrivere un nuovo capitolo, nuove pagine, nel "Libro della tua vita".

Un capitolo importante, pagine importanti così come importanti sono state le pagine ed i capitoli che, lungo ormai tanti anni e tante esperienze, hanno dato inizio ed hanno poi via via reso questo "Libro" sempre più vivo ed interessante.
Un "Libro" dove, fra tante pagine belle, da rileggere e ricordare con piacere e con gioia, si inseriscono anche, e purtroppo, pagine meno belle, a volte difficili e dolorose.

Ma questa è la vita, Cristina, ormai pure tu lo sai: situazioni belle e situazioni difficili, momenti felici e momenti dolorosi, giornate di sole e giornate nuvolose.
E tutto va accettato, Cristina, la felicità ed il dolore.
Pensando che Dio, quel Dio che "atterra e suscita, che affanna e che consola", decide, Lui solo, nel suo imprescrutabile pensiero, quel che è e quel che sarà la nostra vita.

Oggi inizia, carissima Cristina, questa tua nuova "avventura"!
Oggi parti per realizzare un nuovo sogno.
Un sogno al quale, così mi hai detto, così hai scritto, da lungo tempo, da anni, pensavi.
Da oggi questo tuo sogno andrà realizzandosi, passo dopo passo!
Lungo "El camino de Santiago", lungo quel percorso di fede, anche tu, come tante altre genti, nel corso dei secoli, ti farai pellegrina.
Ogni tuo passo sarà una preghiera.
La tua fatica di ogni giorno sarà una preghiera.
Il tuo riposo di ogni notte sarà una preghiera.

E, se ti riuscirà di raggiungere la meta, il tuo peregrinare, il tuo faticare, il tuo andare sarà premiato.
Ma pure se non ti fosse possibile, se non dovesse riuscirti di realizzare l'intero percorso di questo "andare", se non ti riuscisse di percorrere gli ultimi passi di questo interminabile "cammino", anche se questa tua esperienza dovesse concludersi in modo diverso rispetto a quelli che sono stati e sono i tuoi desideri ed i tuoi programmi, anche in questo caso, Cristina, avrai "vinto". Perché "vincere" è facile.
Meno facile, ma forse più importante, è, quando le circostanze lo impongono, saper "non vincere".
Ed a volte il "non vincere" dà soddisfazioni pari, se non addirittura superiori, al "vincere".
Quindi, Cristina, vai quando te la senti di andare, fermati, quando senti di doverti fermare.
Se non dovesse riuscirti di raggiongere "fisicamente" quel traguardo che ti eri prefissata, quel traguardo lo avrai comunque raggiunto "moralmente", lo avrai raggiunto con l'animo, con il cuore.
E sarà un traguardo altrettanto importante, un traguardo che ti premierà comunque, un traguardo del quale, sempre, potrai essere orgogliosa.

Chi Iddio ti accompagni, carissima Cristina, passo dopo passo, lungo questo impegnativo "cammino di fede".
Al tuo fianco sarà con te, con te camminerà, accompagnando ogni tuo passo, la Mamma.
La Mamma che, ne sono certo, sarebbe contenta, felice, di vedere come la sua Coccola ha affrontato e va affrontando la vita.
La Mamma che non mancherà di aiutarti e confortarti: oggi come ieri, domani come oggi. Sempre!

Ed anch'io ti accompagnerò, con la mente e con il cuore, lungo questo tuo "camminare, lungo questo tuo "peregrinare".
Iddio, la Mamma, il Papà: tre "realtà" che ti debbono dare fiducia, tre "realtà" che devi sempre sentire a te vicine, tre "realtà" che sempre saranno a te vicine, che sempre, oggi e domani, ti sosterranno. Che questo "cammino" sia per te, carissima Cristina, un "cammino" felice, un "cammino", gioioso, un "cammino" che ti offra tutto quello che a questo "cammino" tu chiedi.

Questo il mio agurio.
Questo è l'augurio che, sicuramente, dal cielo, ti rivolge la Mamma.

Abbiti cura, Cristina!
Sii attenta e prudente!
Sempre!
Ovunque!

Tanti auguri, Cristina.
Tanti auguri Coccola.
Tanti auguri, Fagottino.

Ti pensiamo e ti siamo vicini, la Mamma ed io.
Un dolce bacetto, un dolcissimo bacetto.

il tuo Pa'.

Da Milano, il giorno della partenza di Cristina per Santiago de Compostala.
3 maggio 2007


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Ultima modifica:
o my God :eek:

mi prude il nasoooooooo
mi prude il nasoooooooooooooooooo
aaaaaaa
mi prude il nassoooooo

non si fermaaaaa

...

...


ecco ! E' sparata la lacrima

aaaaaaaaaaaaaaaa che nonno
aaaaaaaaaaaaaaaaaa che papà

Quello che hai in mano è un tesoro gigante

bellissimo!!!!!!


( PS la mia mamma mi ha semplicemente detto : Ti te set scemo!!! :rolleyes:)
 
A me non prude il naso.
Fragile, fragilissima sono in questo periodo.
Voi mi capite, sapete il perchè.
Perciò posso lasciare che le lacrime scendano.
Stupido e inutile far finta di essere forte in un momento in cui anche il ricordo delle lacrime di mia madre (lei non piangeva mai!) quando sono partita, ancora mi bruciano.
Ma una lettera così merita lacrime di commozione, le merita tutte.
Pat
 
che emozione, altro che prurito al naso, prude anche il cuore.
Conoscendo il nonno Giordano, queste parole mostrano il suo dentro tenero e morbido.
Un grande Papà
Cetty
 
Cri che dire? hai commosso tutti con questa lettera e solo a chi ha un cuore di pietra non scende neanche una lacrima.
Anche se non lo dimostra ti vuole tanto bene altrimenti non ti avrebbe scritto questa lettera.
Un abbraccio!
 
Si vede che il Nonno è un po' come certe conchiglie: se riesci ad aprirla,e ci vuole un bel coltello, dentro troverai la perla!
 
amare e sentirsi amati. Cosa altro si può desiderare dalla vita?
 
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